A Roma si è svolto il congresso europeo dell’infertilità
La ricerca viene in soccorso al desiderio di maternità e paternità e, oggi, con particolare efficacia. «Con le nuove tecniche di diagnosi genetica reimpianto è possibile vedere il numero dei cromosomi e il DNA dei mitocondri, quindi trasferire un solo embrione, quello che ha una maggiore vitalità e ottenere il massimo risultato – spiega il professorErmanno Greco, presidente del Congresso europeo dell’infertilità in corso a Roma e direttore del Centro di medicina e biologia della riproduzione, European Hospital di Roma – bassissima inoltre è la percentuale di aborto: solo il 10%, mentre la media è del 30%». Al Congresso di Roma si parla anche della scelta dei tessuti migliori dove trasferire gli embrioni e poi di ‘social freezing’, il congelamento degli ovociti per preservare la fertilità in donne che devono essere sottoposte a cure oncologiche. Viene presentata anche la prima fotografica della situazione italiana sulla fecondazione eterologa femminile, illustrati i rimedi naturali efficaci per difendere la fertilità dell’uomo e infine le novità del futuro: trasformare le cellule staminali in spermatozoi e ovociti. Gli specialisti riuniti in occasione del Congresso europeo dell’infertilità ‘Strategies to improve IVF success rate’ che si chiude oggi a Roma. Tra le novità c’è l’ottimizzazione della fecondazione in vitro, con possibilità di gravidanza dell’80% al primo tentativo, grazie alla diagnosi pre-impianto; tecniche di congelamento dell’ovocita, per rimandare una gravidanza negli anni (anche per le pazienti che devono sottoporsi a terapie oncologiche), e nuovi studi che in pochi anni potrebbero portare le cellule staminali di un paziente altrimenti sterile alla trasformazione in ovociti o spematozoi.
Le novità dal congresso. «Sono 60mila le coppie che in Italia ogni anno hanno problemi di infertilità, un problema molto sentito che però non viene ancora affrontato come si dovrebbe», afferma il professor Ermanno Greco. La ricerca medica viene in soccorso al desiderio di maternità e paternità e, oggi, con particolare efficacia. Sono infatti numerosi e interessanti gli ultimi avanzamenti in termini di fecondazione assistita. «Tra le maggiori novità emerse ci sono le tecniche innovative di diagnosi genetica sugli embrioni, che permettono di raddoppiare le percentuali di successo nella performance della fecondazione assistita – spiega Greco – Grazie a queste metodiche è possibile vedere non solo il numero dei cromosomi, ma anche il DNA dei mitocondri, quindi trasferire un solo embrione, quello che ha una maggiore vitalità, e ottenere il massimo risultato. Prova evidente dell’efficacia di questa tecnica è che l’80% delle coppie che fa il trasferimento dell’embrione dopo la diagnosi genetica pre-impianto ottiene la gravidanza al primo tentativo (con un notevole risparmio sia in termini economici sia di salute per la paziente). Se la donna ha ovuli sani, grazie a questa tecnica l’età non rappresenta più un ostacolo alla gravidanza. Sono questi i risultati di uno studio, tutto italiano, fatto su 1.500 pazienti che si sono sottoposte a diagnosi genetica pre-impianto, per selezionare un embrione geneticamente sano. Importante novità è appunto che, trasferendo tale embrione, la probabilità di gravidanza è la stessa per ogni età (le percentuali di una donna di 42 anni sono uguali a quelle di una di 25). Bassissima inoltre è la percentuale di aborto: solo il 10%, mentre la media è del 30%. Tutte le nascite, infine, sono singole (solo il 3% dei casi di gemellarità), un altro grande punto a favore della tecnica.
La foto dell’Italia. «Il mio gruppo – prosegue Greco – presenta in questo Congresso il primo spaccato della situazione italiana per quanto riguarda la fecondazione eterologa femminile. I nostri risultati, dopo un anno, contano su un’esperienza di ben150 donne sottoposte al trattamento: ad oggi non esistono altri studi clinici così importanti. Va sottolineata una carenza di ovociti donati, perché solo la metà sono italiani, mentre per il restante 50% è necessario ricorrere a banche estere. Le percentuali di successo si aggirano intorno al 55-60% come all’estero, ma l’80% dei trattamenti viene effettuato su ovociti congelati, a differenza dell’estero, dove si utilizzano soprattutto quelli freschi. In entrambi i casi (ovociti congelati o freschi) il risultato è lo stesso, e questo è molto importante». Un’altra innovazione è la creazione di protocolli personalizzati di stimolazione ormonale, terapie di cui spesso la donna ha timore. Verranno creati secondo le caratteristiche di ogni paziente: conoscendo la genetica dei pazienti, si può prevedere la risposta ai diversi farmaci e così impostare la terapia più idonea, e con dosaggi anche inferiori, per ogni donna. Un altro fronte di studio riguarda la crioconservazione ovociti. La decisione, sempre più comune, di posticipare negli anni la gravidanza ne diminuisce le percentuali di successo. La donna può ora decidere di congelare degli ovociti in età giovanile, per sfruttare questo patrimonio in età avanzata qualora avesse difficoltà ad avere una gravidanza. «La crioconservazione non è ancora molto diffusa in Italia, anche per i suoi effetti economici -commenta Greco- Noi vorremmo proporre di agevolare le coppie che vogliono fare il ‘social freezing’, che ha un’importante duplice finalità sociale: permette alla donna di aiutare sé stessa, conservando ovociti sani per il proprio futuro, e gli altri, donando l’eccesso di ovociti a disposizione». In questa maniera si potrebbe assolvere la doppia funzione di preservare la fertilità e di donare ovociti a chi potrebbe averne bisogno: donne in menopausa precoce o che richiedono la fecondazione eterologa. La crioconservazione rappresenta anche la possibilità di preservare la fertilità in donne che devono essere sottoposte a cure oncologiche, anche se affette da tumori ormono-dipendenti, grazie a protocolli di stimolazione adeguata. Non c’è un limite di tempo per la crioconservazione degli ovociti, e per almeno 10 anni la loro efficacia è confermata.
Il futuro… presente. Ma le novità che rendono più efficace la fecondazione in vitro non si esauriscono con la possibilità di conservare gli ovociti e di selezionare l’embrione più vitale: grazie a nuove tecnologie è oggi possibile migliorare la recettività embrionale, scegliendo il migliore tessuto dove andare a trasferire gli embrioni. Mettendo a punto parametri che ci indichino la strada verso il successo si riduce il rischio che la donna debba sottoporsi nuovamente a stimolazioni ormonali e si abbatte la spesa pubblica (in quanto il costo farmacologico viene sostenuto dallo stato). Dal congresso emergono interessanti possibilità per il futuro. Mentre oggi, se non ci sono ovociti o spermatozoi disponibili, è necessario ricorrere alla fecondazione eterologa, in futuro si potrebbero ottenere gameti dai pazienti che non li possiedono più. La via delle cellule staminali sta già dando risultati positivi, in laboratorio, permettendo di riprodurre ovociti e spermatozoi per poi utilizzarli per la fecondazione. In futuro quindi, forse tra soli 4-5 anni, le donne e gli uomini potrebbero comunque avere gameti con il proprio patrimonio genetico grazie alle loro cellule staminali. Un ruolo molto importante, infine, è quello della prevenzione, e i nutraceutici svolgono un ruolo chiave. Se lo scenario dell’infertilità di coppia è dominato da quella maschile, molti sono i rimedi naturali efficaci in grado di difendere la fertilità dell’uomo. Si tratta di antiossidanti quali vitamina E, vitamina C, estratti del pino marittimo, il coenzima Q10, il selenio, lo zinco, la carnitina, l’acetilcarnitina. Oggi si è scoperto infatti che molte alterazioni del liquido seminale sono dovute al fatto che questo contiene maggiori concentrazioni di radicali liberi, che rovinano la funzionalità degli spermatozoi. Tra i colpevoli ci sono l’aumento dell’inquinamento atmosferico, il fumo, l’aumento della temperatura, il telefonino, il wifi, ilbluetooth. «Gli antiossidanti sono dei grandi alleati anche della fertilità femminile, tra quelli consigliati ci sono la vitamina D, il resveratrolo (estratto dall’uva) e gli estratti di the verde – conclude il professor Greco – Queste sostanze aiutano a mantenere buona la riserva ovarica, diminuendo il depauperamento fisiologico».
Fonte: Libero Quotidiano
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